Male mISANDRIA – ” E.DIN ”

A cura di Massimo Minelli

Non è sicuramente facile valutare una band come i Male mISANDRIA. Presentatami come una band spacca timpani, la prima impressione che ho avuto ascoltando i brani che mi sono stati passati non è sicuramente di un gruppo di liscio alle feste di paese. Eppure i Male mISANDRIA presentano probabilmente il loro perchè nel genere brutal-metal-screamo-speedcore. Dalla definizione grossolana dei principali generi che ho individuato, si capisce che per una recensione qualitativa bisogna essere formati in quella direzione. Ma vediamo di poter dare un giudizio da ascoltatore ignorante nel genere.

Premessa fatta e secondo me dovuta, i brani che mi sono stati passati sono veramente tanti, ossia 25 in totale. Tutti questi brani, dalla durata massima di 2 minuti ciascuno, compongono l’ultimo full lenght dei Male mISANDRIA chiamato E.DIN.

Leggendo la biografia scopro che i Male mISANDRIA nascono nel 2007 come one man band di Dario (chitarra/voce). Dario registra in formazione unica un EP totalmente autoprodotto intitolato Übermensch,  che getterà le fondamenta concettuali e musicali di quello che sono oggi i Male mISANDRIA. Grazie a questa, seppur limitata, pubblicazione Magris (batteria) e Puja (basso) vengono a conoscenza del gruppo e spinti dall’empatia e dalla sincronia di pensiero con Dario entrano a far parte del gruppo. Nel 2008 i tre registrano Volizione, un EP autoprodotto con cui cominciano a sondare il territorio underground con le prime recensioni ed interviste, promossi anche dall’attitudine di naturalezza verso la propria musica: spontanea e non progettata. Continuando su questa linea nel 2010 pubblicano il primo full length: E.DIN, arrivando grazie ad esso a farsi conoscere sempre di più nell’ambiente. 

I pezzi sono tutti cantati in italiano, ma purtroppo risultano abbastanza incomprensibili, causa parole urlate in modo sguaiato e secondo i dettami screamo, brutal e grindcore. La comprensione di alcune frasi in italiano mi incuriosisce e mi obbliga a leggere i testi mentre i brani scorrono veloci nelle mie orecchie. Le tematiche sono il disagio sociale, ma anche brevi ed incisive affarmazioni e spiegazioni di stati mentali e condizioni d’animo, senza togliere guerrieri e battaglie come nella migliore tradizione metal. Quello che mi stupisce è che alle volte la rima viene cercata e utilizzata, capendo quindi che ciò che sento non è frutto del caso e dalla voglia di fare noise, ma segue dei precisi schemi di composizione istintivi ma pensati. Continuando nella lettura della biografia scopro che nel 2011 viene proposto loro di registrare uno split per la “Suffering Jesus Production” (CA) assieme a Malveillance, disco che uscirà l’anno seguente.

Attualmente i Male mISANDRIA stanno registrando quattro canzoni che comporranno un ulteriore album assieme ai Lamantide (Cremona) per Grindpromotion Records (Vicenza) e componendo le tracce per il prossimo full length. Invito quindi gli amanti del genere ad investire del tempo per scoprire questa band.

https://www.facebook.com/pages/Male-mISANDRIA/318056652549

http://www.reverbnation.com/malemisandria

http://malemisandria.bandcamp.com/

Preti Pedofili: universo sonoro perfettamente compiuto e di fascino assoluto

 studenti in erba

Preti Pedofili – Foggia

Ogni settimana “Studeni in erba” cercherà di portarvi quanto di più insolito, burbero, fascinoso e intrigante  c’è nell’ infinita costellazione underground italiana. Musica, poesia, arte che sia.

by Giuseppe Iacobaci

Lo ammetto, mi sono accostato ai Preti Pedofili con un briciolo di ironico distacco. Mi aspettavo i classici ragazzini ‘contro’ desiderosi di far colpo con qualche slogan e un po’ di quel sarcasmo facilone e vagamente cerebroleso che va tanto di moda sui social network.

È stato bello scoprire di avere così vergognosamente torto. Quello che mi sono trovato davanti è un universo sonoro perfettamente compiuto e di fascino assoluto, privo di quell’ironia postmoderna che odio in tanta fuffa che circola. ‘Faust’ è un album (non un ep) fatto di atmosfere fosche e chitarre taglienti, testi cupissimi e poetici -nel senso più semplice e meno pretenzioso del te. Magari non saranno d’accordo con queste etichettine, i giovanissimi foggiani, ma ho trovato la lezione della migliore new wave nascosta fra questi solchi, senza peraltro le pose inutili da Bohémien Cum Mastercard di certi fighettini in minore (e cerone) resuscitati dagli anni ottanta e virati seppia alla buona occasione. E poi, grazie a dio, del salvifico graditissimo punk (la sporcizia generale dell’approccio), del noise (per certi impasti chitarristici) e persino il migliore metal  tecnicismi, sempre dominantissimi e funzionali al progetto, frutto di sapienza e mai di mero esibizionismo; ma quanti anni hanno questi vecchi saggi?): influssi tutti perfettamente attualizzati, su ritmiche spietate, a venare l’intero album di una claustrofobica rabbiosa disperazione priva di vie d’uscita. Come un satanismo pagano, privo di contro rituali, senza appigli, numerologie o (contro) misticismi. Più ira esistenziale che cieca bestemmia contro chissà quale divinità non pervenuta. Una formula nera e “malvagia” quindi, ma gestita con raro pragmatismo meccanicistico per raccontare le miserie della condizione umana. E c’è quindi, soprattutto, vero pathos, fatto di parole concrete ed evocative, vera e vissuta scrittura, a distinguere queste canzoni dalle trappole della banalità, degli incasellamenti e dei generi di riferimento; a parte qualche eccesso nella seconda parte dell’album, il lessico dei testi è gradevolmente misurato e concreto, ben dosato, e la scrittura in genere non suona mai forzata, sempre perfettamente in linea con le intenzioni del brano, cosa quanto mai rara. Il tutto è ben confezionato in un concept faustiano che tiene alta la tensione fra un brano e l’altro e quadra il cerchio, restituendo alla sigla della band l’onore di un significato ben più profondo di quello mal percepito inizialmente: il racconto dell’innocenza violata dal potere. I trenta minuti, a dispetto di quanto detto, scorrono lisci e gradevolissimi, vari e dinamici, senza annoiare un solo istante. Un album da lodare soprattutto per la capacità e il coraggio di veicolare significati nel contesto musicale beota e puttanesco del qui e dell’ora. Personalmente ritengo che sia l’unica strada percorribile, perché non ha senso creare inutilità; ma pare che siamo rimasti in pochissimi a pensarla così. E allora, facciamo un inchino grato a questa giovane band foggiana dalle grandi speranze. Preti Pedofili

Scriveteci per consigliarci: band insolite, artisti stravaganti o per qualsiasi suggerimento o consiglio su antipop.project@gmail.com  –

Le band più interessanti saranno contattate direttamente dallo staff di Studenti in Erba

i Redwest, consolidata band milanese, suonano “Spaghetti-Western-Metal”: ascoltiamoli nel loro “Play Your Hand”

I RedWest sono una consolidata band milanese giunta ormai al loro secondo disco “Play Your Hand”. Il genere di questi kids, definibile come “Spaghetti Western Metal”, rende il loro lavoro  degno di un’ attento ascolto dal momento che rivela un idea  di base particolarmente interessante. A primo acchitto, le sonorità di alcuni pezzi mi ricordano quelle dei Ramones mentre per altri versi e ,su tutt’altri lidi,  si possono apprezzare accenni ai Manowar e riecheggiamentideii vari  Iron Maiden, Skyclad e anche direi verso  il progetto Haggard. Unica nota dolente di un disco ben congeniato sono alcuni cori femminili che in alcuni pezzi come in “Johnny Walkers Farm ” (track nella quale potrete apprezzare oltre al video le citazioni musicali ai Ramones) smorzano e drammatizzano  in maniera un pò inopportuna , a avviso, il climax generale del lavoro della band. C’e’ un ‘ atmosfera resa spesso gustosa dal frontman: le parti di voce  più sporca risultano le migliori e le più espressive del disco e spesso ci fanno sfiorare  quell’ aria viziata e fumosa tipica del più ignobile dei  Saloon californiani! I pezzi con voce più clean sono  altrettanto espressivi , mantenendo sempre o uno stile tipicamente country farm ; a completare l’ originale cornice troviamo dei  versi animaleschi di fauna ea parti di armoniche . Sul sito della band potrete ascoltare la preview del disco e sulla loro pagina Facebook  potrete rimanere sempre aggiornati sulle loro date e dare un occhiata del robusto impatto live dei Red West. Complessivamente  “Play Your Hand ” è un buon disco che riesce  proprio grazie alla sua semplicità originale  e bellezza intrinseca; non solo, accontenta più generi ben fondendoli insieme!   by Orion

http://www.redwest.eu/                                          https://www.facebook.com/redwestband 

“Una vallata di pietre spaccate dal sole; un silenzio assordante interrotto soltanto dal lento incedere di stivali  usurati sulla terra.  E la prima proviene da un mestolo di metallo che raschia dal fondo gli ultimi fagioli rimasti.  Prima del grande colpo.  Sei cowboy poco raccomandabili decidono di salire sullo stesso treno e di fermarsi ogni qualvolta il cuore lo deciderà. Accomunati da un unico obiettivo: incendiare un nuovo palco e farvi godere lo spettacolo. La barba è incolta, il ghigno è fiero, il distorsore è rovente. Ed è così che lo Spaghetti-Western più sanguigno incontra l’epicità del Metal. Se avete sempre sognato di cavalcare sulle note di Morricone, se il country vi fa saltare le gambe come se foste sotto una pioggia di proiettili, se nell’udire un riff granitico non avete mai resistito alla tentazione di scuotere la testa su e giù, ecco ciò che avete sempre cercato. E che finora mancava.” Redwest- Spaghetti Western Metal.  Dal 2009 in Italia.